12 maggio 2013

How life in London changed my view of the world

Oggi mi va di parlare di cambiamento.

Quando avevo 17 anni la mia visione del mondo era semplice: mi piace così come lo conosco. Ogni cosa che cada fuori dal conosciuto, passi sotto severa critica e sospetta derisione.
Poteva essere diverso, essendo cresciuto in un luogo che effetivamente non discute di cambiamento?

Ci sono cose su cui tempo e viaggi mi hanno aiutato a formare un'idea mia, diversa da quella datami da scuola e televisione. Ecco qualche esempio:

1) La mia prima settimana a Barcellona compivo 23 anni. Un collega, conosciuto il giorno prima, mi portò una fetta di torta con una candela. Un gesto non dovuto, davvero gentile. Era il primo gesto amichevole che ricevevo, il primo vero benvenuto.

Oggi quel collega, amico direi, è una ragazza. Ed è pure bella. E cosa che conta di più, è felice.
Il fatto che non mi appaia strano affatto è indice di qualcosa. Che la mia idea adolescenziale sui transessuali era basata sul fatto che in Italia, specialmente in provincia, l'omosessualità è sbagliata a prescindere. E mi chiedo, quanti hanno formato quell'idea e quanti l'hanno copia-incollata?

Giusta o sbagliata, l'idea che ho adesso è informata (letteralmete, formata dentro, mia, basata su qualcosa che conosco veramente)

2) Dopo 5 anni all'estero, il mio concetto di nazionalità è cambiato totalmente.

Ho incontrato americani con la faccia asiatica, britannici con la faccia indiana, romanacci coi geni dello Sri Lanka.
Il custode dell'ufficio dove lavoro è medio orientale ma ha vissuto 27 anni a Mantova. Ha un accento buffo, ma in Italia ci ha vissuto più di me che l'ho lasciata a 23... Chi dei due direste che è più italiano?

Nella mia mente c'è una netta separazione tra 3 livelli di nazionalità: il passaporto, il modo di essere, l'etnia. Ho visto troppe combinazioni per credere che siano relazionate una all'altra!

3) Avere amici in ogni continente fa sì che fatti lontani (come un terremoto in Pakistan) siano tanto vicini a me quanto lo può essere uno in Emilia. La percezione è davvero quella di essere un cittadino del mondo.

4) Futuro:

Ho visto Londra. Ho visto Hong Kong. Ho visto, anche se solo un pezzo, gli U.S.A. Ho capito quanti siamo. Ho indissolubilmente legato i concetti di consumismo, sovrapopolazione e inquinamento.

Non vivo segregato: prendo ancora aerei, compro al supermercato, mangio carne di tanto in tanto.
Ma mi rendo conto di cosa significa.

C'è tanta plastica nell'oceano da coprire due volte gli Stati Uniti. E ce la stiamo rimangiando piano piano.
Ci sono più morti a Londra dovuti all'inquinamento dell'aria che a obesità e incidenti stradali messi insieme.
Produrre una caloria di carne richiede 25 volte lo spazio e 2,000 volte l'acqua che richiede una caloria vegetale.

Possiamo fare finta che sia tutto ok, che non serva cambiare il modo in cui viviamo. Possiamo far finta che tutto appaia magicamente nei negozi e scompaia una volta cestinato.

Ma non è così. Visto che saremo almeno il doppio di persone, il 2050 non sarà il futuro pulito e pacifico che immaginavamo.

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C'è chi tutto questo lo sapeva già. Io no.
Alcuni mi troveranno cambiato.
Io, nell'esserci arrivato da solo, mi sento più progredito che cambiato.